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Europa
Guido Monaco
Cimabue
Cosa c’è dietro le colonne d’Ercole?
Giovanni Pico “della Mirandola”
Abu I . Walid Muhammad ibn
L'Umanesimo
Marsilio Ficino
Ipazia
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Cosa c’è dietro le colonne d’Ercole?


Tutti coloro che si sono, ed ancor oggi si occupano,professionalmente o per puro piacere, della Storia e della Letteratura classiche, sono d’accordo nel ritenere che il periodo compreso tra il XIII e il XVI secolo D.C., nella penisola italiana, nel continente europeo d’occidente, nell’Asia minore e nelel coste settentrionali dell’Africa, sia stato uno dei più fecondi, per il progresso dell’umanità di quel mondo allora conosciuto, al quale arrivavano anche informazioni e notizie delle civiltà orientali, dall’India, dalla Cina e dal Giappone.
Cristiani cattolici romani, bizantini, musulmani ed ebrei, erano le etnie più numerose, e tutte queste culture, unanimi nel riconoscere nel monoteismo la verità di un solo Dio, uscivano dal medio evo barbaro ed ignorante, iniziando ad acquistare una diversa, anche se indistinta, conoscenza di se, dei rapporti dell’uomo con la natura, dei problemi concreti che si presentano durante l’esistenza terrena.
Avvenne una sorta di rigenerazione politica e civile che, senza rinnegare l’esistenza di Dio, concentrò di più la mente e la forza dell’uomo, verso la risoluzione dei suoi problemi, cessando di tenere l’attenzione solo ed esclusivamente rivolta alla venerazione divina, tentando di meglio organizzarsi per migliorarsi l’esistenza.
Intanto, si faceva strada nel campo politico, il concetto della autonomia dello Stato, che si manifestò con il sorgere di signorie, califfati, con città ricche e ben fortificate.
L’intelletto, il pensiero,non volle più essere soggetto ad una sola verità, per quanto autorevole e venerabile essa fosse.
Mentre ancora, come sempre con la forza delle armi, le varie fazioni di potere, sacro e profano, continuavano aspramente ad affondarsi, come avvenne all’epoca della corte di Carlomagno ad Aquisgrana,  anche in quel periodo i cattolici di osservanza romana e bizantina, gli ebrei ed i musulmani che vissero alla corte di Federico II di Svevia, siano essi stati servi, vassalli o sapienti, mecenatescamente accolti nelle accoglienti stanze dei castelli europei, si osservavano vicendevolmente. La musica salmodiata degli uni con i ritmi cadenzati degli altri, la poesia di Orlando con i racconti delle traversate dei deserti africani, i tappeti volanti degli uomini d’oriente e le scope cavalcate da demoniache streghe dell’occidente, uscivano dalla fantasia creativa dei castellani,  sempre al crepuscolo, subito dopo lauti banchetti. 
Lo studio della matematica, dell’astronomia, della filosofia, della chimica, e delle arti, oltre alle discipline umanistiche, occupava le giornate di tante persone, uomini e donne, dei castelli prima e delle città poi. Oltre al lavoro e al sonno non dedicarono più il resto della loro attenzione solo alla gloria ed alla magnificenza dell’onnipotente, la cui essenza non veniva certo obnubilata.
L’umanità iniziò decisamente il suo cammino verso il progresso, affrancandosi pian piano, almeno per i bianchi europei, dal predominio della autorità religiosa.
Ciò che è umano viene posto al centro, adeguato riferimento a qualsiasi genere di indagine introspettiva, basata sull’istinto della curiosità, sulla ricerca dei tanti perché.
Il mondo dello spirito ed il mondo della materia acquistano pari dignità, anche se in Europa, spesso, torneranno a scontrarsi, rallentando il naturale processo di miglioramento delle condizioni sociali, che ai vertici assume il significato di lotta per il potere.